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Per meglio comprendere la “dimensione culturale” dell’Urbanistica

Itinerari Mediterranei
Ovvero: Leggiamo i Classici per appartenere alla Modernità

Basta il sapere tecnico a urbanisti, paesaggisti, architetti e ingegneri, mai rapiti da descrizioni di paesaggi e città ben diverse dalle loro analisi, come Vi ravviso o luoghi ameni, o Sola, abbandonata, in questo popoloso deserto che appellano Parigi, o anche O tu Palermo, terra adorata e Addio fiorito asil dell’opera italiana, da Bellini a Verdi a Puccini? Comprende l’atmosfera dello stretto fra Reggio e Messina chi ignora Antonello e il San Francesco da Paola cammina sulle acque di Liszt, non conosce il rapporto con la natura nella musica di Vivaldi e nel paesaggismo veneto, né il romanticismo di Weber e Wagner col suo “senso della natura”? Si può capire la città moderna senza i suoni inseriti da Gershwin in Rhapsody in Blue e An American in Paris, o ignorando La città morta di Korngold, il jazz e le dissonanze del “secolo breve”?
Può chi si occupa di Urbanistica, e di tutto ciò che circonda la disciplina, ignorare il rapporto cinema città, può non aver mai visto Metropolis, né Mani sulla Città, o recarsi a New York senza ricercare i luoghi del cinema di Woody Allen o addirittura ignorare il così detto “Teatro Urbano”, dal dramma attico del quinto secolo a.C. a Brecht?
È giusto e possibile progettare uno spazio urbano senza avere ben presente le città medievali di Giotto e Fra’ Angelico, la quattrocentesca Città ideale di Piero della Francesca, gli spazi rinascimentali della Consegna delle chiavi a Pietro del Perugino, o dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, la Venezia del Canaletto, ignorando Sant’Elia e La città che sale di Boccioni, o le descrizioni letterarie di città, dalla “Gerusalemme Celeste” dell’Apocalisse alla letteratura contemporanea, passando per Boccaccio?

L’incipit del film Leone d’Oro alla XXIV Mostra Internazionale del Cinema di Venezia
Le mani sulla città, film del 1963 diretto da Francesco Rosi, con Rod Steiger (Eduardo Nottola), Salvo Randone (De Angeli), Guido Alberti (Maglione), Carlo Fermariello (De Vita), Angelo D’Alessandro (Balsamo), Dany París (Dany).
«I personaggi e i fatti sono immaginari, ma autentica è la realtà che li produce»

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L’apporto dell’Opera lirica: “Abbandono e distacco dai luoghi”

Placido Domingo, dall’Opera “Madama Butterfly” (1904) di Giuseppe Verdi, “Addio Fiorito Asil” – Atto III°.

F.B. Pinkerton che sta per abbandonare Cio-cio-san portandosi via il figlio, mente si allontana, preso dal rimorso, dal giardino contempla con grande rimpianto la casa giapponese.

«Addio fiorito asil,
di letizia e d’amor.
Sempre il mite suo sembiante
con strazio atroce vedrò».

(versi di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica)

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